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Perché ricordare

Annotazioni su Tre sorelle di Čechov messo in scena da Muta Imago.

Muta Imago, Tre sorelle (foto Paola Guglielmi)

Scritto da

Francesco Scaringi

Pubblicato il

14 settembre 2025

Svincolata dalla trama specifica, la scena “si fa vuoto” per dare risonanza alle vibrazioni visive, sonore e gestuali.

“Perché ricordare” chiede Irina alla sorella Olga, che nella prima scena ricorda un anno dalla morte del padre. “Ah, saperlo, saperlo!”, esclama Olga nel testo originale (ed esclamano tutte e tre le sorelle nello spettacolo) in chiusura del dramma. Nel mezzo delle "Tre sorelle" di Čechov, un mondo di relazioni, sentimenti, voglia di cambiamenti e aspirazioni si consuma e resta sospeso mentre la memoria si fa sempre più flebile con l’affacciarsi di un futuro indeterminato che già sembra constatare la sua impossibilità.
Olga, Masha e Irina, le protagoniste – interpretate dalle bravissime Federica Dordei, Monica Piseddu e Arianna Pozzoli – incarnano diverse sfaccettature dell'esperienza femminile che nel corso della performance perdono il carattere soggettivo per divenire riverbero comune. Olga, la maggiore, è una donna che si sacrifica per la famiglia e lavora come insegnante con senso del dovere e la rassegnazione. Masha, la sorella di mezzo, è intrappolata in un matrimonio infelice con Kulygin e cerca conforto in una relazione extraconiugale con Vershinin; la sua ribellione e il suo desiderio di libertà la rendono un personaggio complesso. Infine, Irina, la più giovane, piena di speranze e sogni di un futuro migliore si scontra con la dura realtà della vita provinciale.
È il dramma del disfacimento di un mondo della provincia russa, soglia desertica, sospeso tra un passato felice e un presente che poco lascia alla gioia spensierata, dove i casi della vita prendono il sopravvento su un’esistenza che con fatica cerca di ritagliarsi un posto nel mondo.
Intorno a loro ruotano figure maschili, che nello spettacolo vivono nel riflesso delle protagoniste senza essere in scena, come il colonnello Vershinin, che porta una visione romantica della vita ma è comunque intrappolato nelle sue contraddizioni; il marito di Masha, Kulygin, che incarna la mediocrità e la routine; e il dottor Chebutykin, simbolo della nostalgia e dell’inutilità della vita e il fratello Andrèj, una speranza mancata . Questi uomini condizionano l’esistenza delle sorelle con i propri doveri e meschinità esistenziali.


muta imago tre sorelle l paola guglielmi

La compagnia Muta Imago, diretta da Claudia Sorace con drammaturgia e suono di Riccardo Fazi, propone una rilettura radicale e visionaria del testo. Come nelle loro corde, fanno emergere dal dramma attraverso il racconto delle tre protagoniste, il non detto – o meglio ciò che si cela dietro le parole. Esse diventano le protagoniste assolute, portando il dramma čechoviano a una forma di astrazione che, come ogni grande opera, sborda da sé per contaminarsi con visioni e modi di sentire diversi, riconfigurando così la drammaturgia.
Muta Imago rivisita l’intreccio amplificando i movimenti sentimentali, le perturbazioni emotive, le incertezze e le tristezze delle protagoniste. Svincolata dalla trama specifica, la scena “si fa vuoto” per dare risonanza alle vibrazioni visive, sonore e gestuali.
Le musiche originali eseguite dal vivo da Lorenzo Tomio, il disegno delle scene di Paola Villani e il disegno delle luci di Maria Elena Fusacchia, incastonano i personaggi all’interno di una macchina sonoro-visiva che definisce un cosmo relativistico: un buco nero che inghiotte il tempo e sospende la distensione spaziale in un presente immobile che si sgretola sotto l’azione di una forza di gravità in cui l’istante diventa eterno. Così le tre sorelle invecchieranno senza che nulla sia realmente accaduto.
Muta Imago dilata la scena teatrale creando contrasti tali come se l’eccesso di sonorità e visualità richiedesse buio e silenzio.
Brave/i le protagoniste e il musicista che direttamente in scene partecipa intimamente allo svolgersi delle performance.


foto © Paola Guglielmi