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La comunicazione visiva con elementi componibili

Vuoto/Pieno. Città delle 100 scale festival ragiona sulla città e ne muta il senso, intervenendo da anni nei luoghi di una nodalità implicita e potenziale, nell’eccentrico, nel periferico, non solo topografico.

Festival città delle 100 scale, grafica 11a edizione

Scritto da

Donato Faruolo

Pubblicato il

18 settembre 2019

Non un “marchio”, non un simbolo di presidio di spazi e merci, uno strumento di occupazione, ma una nuvola di elementi componibili in configurazioni e scenari diversi

Compie quasi un lavoro di retrofitting simbolico dell’urbanistica, costruendo tessuto connettivo lì dove i tecnicismi moderni e la mancanza di uno sguardo d’insieme e di prospettiva hanno lasciato delle falle. All’undicesima edizione però, compiuto un primo ciclo decennale, per sfuggire al rischio di diventare esso stesso uno strumento di “riempimento” al servizio della rendita, degli indici, della produzione, il festival si fa coltivatore di vuoto, ossia di nuove potenzialità non programmabili.

Una costruzione archetipica, che non è un tetto, un igloo, una piramide o un tepee. Contraddice la necessità fondamentale che è alle origini dell’architettura primigenia di Laugier, ossia quella di offrire un riparo: è un’architettura che espone, invece, che lascia trapelare, e che anzi appare tagliente, tutt’altro che rassicurante. Non è una casa. È forse un monumento, ma non è vocato a celebrare virtù imperiture. A ben guardare non costituisce nemmeno un vero volume, quindi non è nemmeno uno spazio. Appare piuttosto come un affastellamento di superfici potenzialmente coincidenti, ma precariamente giustapposte. Non segna un qui e un altrove, ma suggerisce ambienti potenziali, traslucidi, molteplici. Indica la campionabilità del vuoto, la sua connotabilità in potenza, senza volerla realizzare.

È questo il segno guida che caratterizza la comunicazione visiva di questa undicesima edizione. Non un “marchio”, non un simbolo di presidio di spazi e merci, uno strumento di occupazione, ma una nuvola di elementi componibili in configurazioni e scenari diversi, un dispositivo che non rappresenta in icone, non delinea forme, ma che configura schemi di performatività.

foto © Salvatore Laurenzana