Signore e signori, buonasera. Questa sera non cercate, soprattutto, di distinguere il vero dal falso. Qualsiasi cosa succederà questa sera, ricordate che tutto è reale. Io sono reale. Io sono reale perché tutto ciò che può essere immaginato, è reale. Io sono reale, come un incubo può essere reale. Un incubo in comune. Un incubo che qualcuno di noi ha scritto o avrebbe potuto scrivere un giorno della sua vita.
Un ragazzo e una ragazza sono ai piedi del muro. Crescendo o oppure no, il momento è arrivato di scegliere. Il dolore degli Orchi esplora il malessere di una generazione e si rivolge a quella parte dell’infanzia nascosta, in agguato, in un angolo dello spirito dello spettatore, spesso soffocata dalla responsabilità e dalle leggi che lo condizionano. Nutrito dal blog di Bastian Bosse – giovane tedesco che ha aperto il fuoco nel suo vecchio liceo prima di suicidarsi - e dalle interviste di Natascha Kampusch – giovane austriaca rapita per più di 10 anni -, Fabrice Murgia tesse, con Il dolore degli Orchi, una favola onirica che va oltre i fatti della cronaca. Al servizio della narrazione, le interazioni piattaforma-video e la musica elettronica dal vivo ci circondano in un’abbondanza di sensazioni e immagini.