Ci sono momenti in cui torniamo indietro fino all’acqua, fino al giorno in cui siamo stati atomi prima dell’acqua, fino al culmine della notte. Ogni forma di respiro inizia con la rottura delle acque. Ogni esilio le attraversa. Il poeta traduce il tempo buio. Incarna la voce del sommerso. In cerca di parole che sono in cerca di lui. Senza voce la parola non brucia. In attesa di una scintilla che la invochi, di un orecchio che la traduca. In questa bocca di buio che si frantuma noi riaffioriamo nel nostro aldilà dell’altro. Ognuno di noi è acqua. Ognuno vive l’estraneo. Ognuno non è padrone di niente. Ognuno vive il proprio naufragio. Numerose poesie bruciano in fondo all’acqua.
Domenico Brancale (Sant’Arcangelo, 1976) poeta e performer. Ha pubblicato: L’ossario del sole (Passigli, 2007), Controre (effigie, 2013), incerti umani (Passigli, 2013), Per diverse ragioni (Passigli, 2017), Scannaciucce (Mesogea, 2019) che raccoglie tutti i suoi testi in dialetto lucano, Dovunque acqua sia voce (Edizioni degli animali, 2022). Ha curato il libro Cristina Campo In immagini e parole e tradotto Cioran, J. Giorno, C. Royet-Journoud, G. Scelsi, Artaud, J. Roubaud. È uno dei curatori della collana di poesia straniera “Le Meteore” per Ibis e “Prova d’Artista” per la Galerie Bordas. Tra le sue performance ricordiamo: Questa deposizione rischiara la tua assenza (Galleria Gasparelli, Fano 2009), un sempre cominciamento (galerie hus, Paris 2012), Nei miei polmoni c’è l’attesa (Galleria Michela Rizzo, Venezia 2013), incerti umani (Festival Città delle 100 scale, Potenza, 2013), Se bastasse l’oblio (MAC Lissone, 2014), Langue brûlé (Palais de Tokyo, Paris 2014), Scannaciucce - una lode dell’Asino (Matera, 2019), Non dire a sordo (Galleria de’ Foscherari, 2022).