Di cosa parliamo quando parliamo di realtà (e di realismo)
«Ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la tua filosofia», dice Amleto a Orazio dopo l’apparizione del fantasma del re ucciso: vorrei partire da queste parole antiche per proporre una riflessione sul termine realismo, termine chiave nella poetica di Rau, il cui senso appare tuttavia sfuggente. E tale è destinato a rimanere, credo, se si tenta di darne una definizione entro il perimetro delle strategie artistiche: l’unico modo per sciogliere le ambiguità rispetto al realismo è infatti intendersi, a monte, su cosa voglia dire realtà. Se l’arte del cosiddetto reality trend (in cui anche l’operato di Rau è stato incluso) è figlia di un’idea della realtà diversa da quella che traspare dalla prassi di artisti che non ricondurremmo a questa corrente (ad esempio perché perseguono un’arte di poesia), le posizioni saranno differenti, addirittura antitetiche, anche sul realismo; e quello che per gli uni è tale sarà tacciato di “irrealismo” dagli altri. L’arte-poesia, che muove da esigenze antirappresentative, è il campo nel quale attualmente mi inscrivo: cercherò di raccontare come sono pervenuta a questa consapevolezza, e perché per farlo è stato importante attraversare la poetica di Rau – che, del fronte “rappresentativo”, resta pur sempre uno dei maestri indiscussi.
Silvia Gussoni (1990), laureata in Filologia moderna a Milano, si diploma in Recitazione all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e si perfeziona in drammaturgia alla scuola di ERT - Emilia Romagna Teatro, concludendo gli studi con un dottorato in discipline teatrali alla Sapienza Università di Roma. Da marzo 2020 a dicembre 2021, in piena pandemia, opera come dramaturg per il progetto FUS “GUT - Gruppo Universitario Teatrale”, occupandosi della programmazione artistica e dell’organizzazione di iniziative e laboratori teatrali per il Dipartimento SARAS dell’Ateneo. Nel 2023 torna in teatro come attrice collaborando per recital poetici con Zeugma - Casa della poesia di Roma e con AMA - Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce. È autrice del libro open access «Non esisto: dunque sono». Incontri immemoriali e drammi inediti di Carmelo Bene (FrancoAngeli 2024), sul rapporto fra poesia e drammaturgia a partire dal magistero di CB.
Francesco Alberici (Milano, 1988) è attore, autore e regista di teatro. Nel 2021 vince il Premio Ubu come miglior attore/performer under 35 ed è tra i cinque finalisti della 56° edizione del Premio Riccione col suo testo Bidibibodibiboo, tradotto in quattro lingue. Dopo aver lavorato per alcuni anni nella compagnia milanese Quelli di Grock, fonda assieme a Claudia Marsicano, Daniele Turconi e Salvatore Aronica la propria compagnia Frigoproduzioni, con cui realizza Socialmente (2014) e Tropicana (2017), di entrambi gli spettacoli è autore, coregista e interprete. Dal 2016 lavora regolarmente con Deflorian/Tagliarini, come interprete e collaboratore alla drammaturgia – per loro nel 2020 è unico interprete dello spettacolo Chi ha ucciso mio padre, testo di Edouard Louis. Nel 2019 assieme a Silvia Gussoni traduce Realismo Globale, raccolta di scritti di Milo Rau edita da CuePress. Nel 2020 debutta al Romaeuropa Festival con Diario di un dolore di cui è autore, regista e interprete assieme ad Astrid Casali. Nel 2021 firma assieme a Enrico Baraldi la drammaturgia di Non Tre Sorelle, vincitore del Premio Nazionale della critica Anct. Tra le ultime collaborazioni quella con Babilonia Teatri, insigniti nel 2016 del Leone d’Argento, nello spettacolo Pietre Nere, e con Liv Ferracchiati in Hedda. Gabler. Come una pistola carica. A febbraio del 2024 debutta al Piccolo con il suo nuovo spettacolo Bidibibodibiboo.