La performance HellO° di Kinkaleri è una manifestazione di affermazione e genarazione.
Il corpo glorioso
Scritto da
Francesco Scaringi
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Il corpo si espone nella infinita potenzialità creativa, con una forza capace di spezzare le catene della parola-menzogna per affermare la gioia della sua esistenza in comune con lo sguardo del pubblico con cui si fa comunità.
In un piccolo libro dal titolo "Corpo Teatro" (Cronopio), il filosofo francese J.L. Nancy cerca di indagare quanto sia profondo il rapporto tra corpo e scena. Il rapporto appartiene alla dimensione del teatro ma inerisce a qualcosa di più essenziale: riguarda il corpo che si espone sulla "scena originaria" dell'essere(ci).
Per Nancy il teatro porta con sé un doppio movimento del corpo che avanza in scena e del teatro che pone il luogo verso cui si avvicina un corpo. La presenza originaria non espone un soggetto, ma un corpo (punto vuoto) che si relaziona ad altri corpi che sono in scena. Il corpo, dunque, è presenza originaria che si mostra insieme ad altre presenze. Guardare ed essere guardati anima il gioco di corrispondenze e di prospettive, di alleanze che si costruiscono tra corpi.
Un passaggio che richiama Antonine Artaud rileva come l'esposizione del corpo annuncia, dichiara, crea vicinanza e distanziamenti, attrazioni e repulsioni, disposizioni. Dà vita a un dramma che, con la propria singolarità, con altri corpi si pone sulla scena del mondo.
Il percorso di Kinkaleri si svolge su questo crinale, vuole ridare al corpo il valore di questa sua "scena originaria". "Il corpo e la vita che esso contiene è l'unico riferimento che ha accompagnato e accompagna ogni relazione umana, nella gloria o nella polvere, dal nascere al dissolversi" (Kinkaleri). Una doppia produzione della compagnia sottolinea quanto oggi sia diventato un'urgenza riproporre la dimensione del corpo di fronte, soprattutto, a un mondo che esprime modalità d'interazione basate su retoriche, domini e gerarchie, attraverso codici linguistici che assumono valenze seducenti, mimetiche, fondamentalmente direttive e impositive, sino a catturare al proprio interno la dimensione vitale.
Nello spettacolo HotellO il rapporto parola-corpo è al centro della performance attraverso un confronto con quella che possiamo chiamare la "scena primaria" del teatro moderno (a partire da Shakespeare), nel quale si attua un incontro/scontro tra la parola e il corpo, tra menzogna e verità. Si tratta di ridonare al corpo la sua particolarità attraverso lo smascherare e il combattere con il rischio di essere costretto al silenzio e alla solitudine. In HotellO "il potere che il linguaggio ha nell'imporre piegature e distorsioni alla realtà, si allunga come un'ombra sui corpi", mentre i corpi, nella loro singolarità, si pongono quali antagonisti attraverso tensioni, forze e dinamiche prive di un'unica soggettività entro uno spazio comune". "A un mondo generato dalle parole", il corpo espone "il suo unico, inalienabile potere di non poter mentire. Individuale/collettivo si ricolloca al centro della scena per ribadire la sua necessaria presenza" (Kinkaleri).
Nella performance HellO°, la quale è una derivazione-deviazione di HotellO, l'accento si sposta sulla "potenza" e la "gloria" del corpo. La performance è una manifestazione di affermazione e generazione. Il corpo si "espone" nella infinita potenzialità creativa, con una forza capace di "spezzare" le catene della parola-menzogna per affermare la gioia della sua esistenza in comune con lo sguardo del pubblico con cui si fa comunità. Nudo, senza alcun orpello, gioca come Dioniso con la vita nella gioia del donarsi al rito che lo smembra nella comune festa. "HellO° è il solo che si presenta oggi ai vostri occhi. Osservate i particolari di un corpo trionfante nella sua fragilità, i suoi movimenti e la sua stasi, la sua intensità e il suo colore, le sue voglie e meraviglie, il suo porsi davanti a voi come unica certezza della vostra presenza e realtà" (Kinkaleri).
La performance si sviluppa dinamicamente a partire dalla tensione-forza del corpo che interagisce entro lo spazio fisico con elementi visivi e sonori. Si fondono l'un l'altro, dando luogo ad atmosfere giocate con il riflesso luminoso e l'ombra accogliente in cui l'azione del performer trova dimora. Si materializzano vere e proprie sculture mobili, disegni astratti, ambienti musicali, ottenuti da sonorità allusive e rarefatte alternate a dimensioni sonore più organiche e materiali. La performance nello svilupparsi non perde mai di tensione, mentre il performer produce conformazioni con il corpo capaci di transitare da classiche composizioni statuarie apollinee a dinamiche e fluttuanti movenze mentre il corpo si fa materia tellurica e dionisiaca. Bravo il danzatore, Michele Scappa, che per tutto lo spettacolo ha saputo dare vita a una coreografia ricca di situazioni espressive, atmosfere e rimandi artistici, mostrando notevoli capacità tecniche, atletiche ed espressive.
Foto © Salvatore Laurenzana