Qual è il futuro di una generazione cresciuta in cammino, conoscendo solo la violenza dei confini e la ferocia delle logiche dei muri? Quale Europa accoglierà questa generazione e i loro traumi, o le loro infinite risorse?
Per affrontare questa domanda, gli artisti Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio assieme al giornalista Christian Elia e alla documentarista Cecilia Fasciani, hanno deciso di dare vita a un progetto multidimensionale che fonde teatro, giornalismo narrativo e cinema documentario, impegnandosi in una ricerca sul campo lungo la rotta balcanica per conoscere da vicino la realtà aspra delle frontiere europee diventate il luogo di infanzia di migliaia di bambine e bambini in fuga 
con i loro genitori.
Le tematiche
Le migrazioni minorili costituiscono un aspetto particolarmente drammatico del più generale problema dei flussi migratori contemporanei. Una percentuale significativa di bambine e bambini arriva in Europa attraverso la rotta balcanica, quello sciame di vie della speranza che parte dalla Grecia, risale la penisola dei Balcani e, passando per
l’Italia, raggiunge Germania, Austria, Gran Bretagna, Francia, Olanda. Con le frontiere sempre più sigillate genitori e figli che affrontano questa via impervia, si trovano costretti a ricorrere all’ausilio di trafficanti esponendosi spesso a violenze e abusi, in un viaggio che può durare anni. Molti provano decine di volte a passare il confine ma vengono sistematicamente fermati, picchiati, derubati di ogni avere, rimandati indietro senza vestiti e scarpe. Le violenze delle polizie di confine non risparmiano nessuno e i respingimenti portano migliaia di bambine e bambini a stazionare per tempi lunghissimi in territori dell’oblio. Venire al mondo o passare i primi anni di vita nella condizione fragile del confine e del movimento, formarsi a parlare tutte le lingue del cammino, abituarsi a cavarsela, imparando una grammatica che è allo stesso tempo fuga, sopravvivenza, paura, ma anche, per altri versi, diventare come delle guide per gli stessi nuclei familiari che da protettori diventano protetti, sta plasmando una generazione figlia di un’esperienza unica, della quale non conosciamo i potenziali traumi di lungo periodo, ma della quale anche ignoriamo le potenzialità. Quali identità stiamo generando? Forse è essenziale fermarsi ad analizzare cosa sta succedendo, perché è in queste generazioni di frontiera che si muove l’Europa di domani.
L’opera
Odissea minore. Per un’educazione della frontiera è uno spettacolo che si interroga sul futuro dell’Europa, attraverso le esperienze di una generazione cresciuta tra movimento, confini e precarietà. Gli attori e registi Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio, insieme al giornalista e autore Christian Elia e alla videomaker e documentarista Cecilia Fasciani, nel corso del 2024 hanno intrapreso un lavoro di ricerca sul campo e reportage toccando luoghi simbolo e snodi chiave di quelle rotte migratorie via terra che dal 2015 segnano il volto dell'Europa Orientale.
Partendo da Trieste la traversata li ha condotti attraverso Slovenia, Croazia, Serbia, Macedonia del Nord, Grecia, Bulgaria fino alle coste della Turchia. Un viaggio articolato in quattro lunghe tappe, tra l’estate e l’autunno, per vivere un’esperienza diretta, immergersi nella realtà della frontiera e assumersi la responsabilità del racconto. Nel corso della ricerca la squadra ha raccolto testimonianze e storie, osservando ciò che viene invisibilizzato; esplorato i luoghi dove i piccoli camminanti vengono respinti e trascorrono la loro infanzia negata, documentando come si cancelli la memoria di centinaia di migliaia di vite; osservato le tecniche di repressione, sempre più affidate ai dispositivi elettronici e all'intelligenza artificiale, sperimentando come la solidarietà sia diventata un crimine e la ferocia un metodo. I dati ottenuti, i contenuti audiovisivi realizzati, il materiale testuale elaborato hanno portato alla creazione di una drammaturgia visiva e verbale capace di coniugare teatro, giornalismo narrativo, ricerca documentaristica e cinematografia del reale. In questa opera ibrida gli interpreti, al contempo attori e testimoni, guidano la narrazione e si muovono all’interno di una scenografia virtuale dando vita a un documentario in tempo reale.
Lo spettacolo debutta nella primavera del 2025, anno in cui ricorre l’anniversario della morte di Aylan Kurdi che diede inizio alla rotta balcanica come la conosciamo oggi.
Nicola Di Chio e Miriam Selima Fieno sono attori, registi e autori. Lavorano insieme dal 2011 nell’ambito delle performing arts e del cinema espanso, creando opere che spaziano dalla fiction alla non fiction. Sperimentano negli ultimi anni il linguaggio documentario che li porta a realizzare progetti che fondono il teatro al giornalismo narrativo e al cinema del reale. Nicola Di Chio dopo il diploma al corso biennale per attori presso ITACA (International Theatre Academy Adriatic) dopo aver studiato alla L.A.M.D.A. di Londra nel 2007 e dopo aver frequentato il corso propedeutico presso la Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano nel 2005/2006, si diploma al corso triennale di formazione permanente per attori professionisti presso la Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine nel 2011. Miriam Selima Fieno dopo la laurea in archeologia nel 2007 e dopo aver frequentato il corso propedeutico presso la Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano nel 2007/2008, si diploma corso triennale di formazione permanente per attori professionisti presso la Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine nel 2011. Dal 2018 iniziano a maturare un interesse verso il teatro documentario e seguono un percorso di ricerca e studio legato al cinema e al teatro del reale. Nel 2012 fondano il collettivo teatrale La Ballata dei Lenna con cui sviluppano un percorso di ricerca e produzione lungo otto anni che da inizio alla loro carriera di attori, registi, autori e di ricevere importanti riconoscimenti. “Libya. Back home” (2019) che ha debuttato al Festival delle Colline Torinesi e al Romaeuropa Festival (finalista In-box 2019, vincitore Bando Ora! 2018 Compagnia di San Paolo e del Premio Scintille 2018); “Human animal” (2017) tratto da “Il re pallido” di David Foster Wallace che ha debuttato al festival delle Colline Torinesi e al Salone del Libro di Torino (vincitore del bando Funder35 2016 e del bando Hangar Creatività 2016); “Cantare all’amore” (2013) che ha debuttato al Napoli Teatro Festival (vincitore Next 2015, vincitore Premio In-Box 2014, vincitore E45 Napoli Fringe Festival2013); “La protesta una fiaba italiana” (2012) che ha debuttato al Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria (vincitore Festival Anteprima89 2012 e del Premio Scintille 2011;menzione speciale “Premio scintille 2011” Festival Asti Teatro 33. Dopo lo scioglimento del collettivo La Ballata dei Lenna, nel 2019 fondano il duo artistico F/ENO D/ CH/O e disegnano un nuovo percorso di ricerca artistica, indagine sociale e produzione che usa il teatro documentario per approfondire il dibattito politico contemporaneo e i rapporti umani, affrontando temi che abbracciano la geopolitica, il colonialismo, i diritti umani, le relazioni internazionali tra Europa, NordAfrica e Asia. I loro progetti prevedono il coinvolgimento di attori non professionisti come attivisti, bambini, migranti, rifugiati politici e danno vita a lavori che intrecciano non solo discipline diverse come il teatro il cinema e la musica, ma anche identità culturali e artistiche distanti. Nel 2025 debuttano con Odissea Minore. Per un'educazione della frontiera, spettacolo di teatro documentario prodotto dal Teatro Metastasio di Prato e vincitore del bando europeo Culture Moves Europe 2024.





 
                             
                                     
                                     
                                    








