Sono passati 44 anni dalla morte di Franco Basaglia di cui si celebra il centenario dalla nascita.
Che cosa rappresentano, oggi, Franco Basaglia e la storia della deistituzionalizzazione manicomiale in Italia e nel mondo? Qual è lo stato attuale della ricezione del suo pensiero e dell'esperienza di trasformazione da lui promossa? Quali riflessi evidenti o misconosciuti sono rintracciabili nella cultura critica dei nostri giorni nel campo della salute mentale e, soprattutto, al di fuori di questo?
Ad alcune di queste domande cerca di rispondere l’evento speciale che il Città delle 100 Scale Festival dedica a chi ha saputo rivoluzionare il pensiero è la pratica psichiatrica.
Il profilo che si vuole tracciare di Franco Basaglia non è un'impresa facile. Bisogna fare i conti con la sua irriducibile complessità. La formazione scientifica e il pathos filosofico, l'attenzione ai saperi critici e l'impegno pratico e politico formano una fitta trama che non trova immediato riscontro in una cultura caratterizzata dallo specialismo e dal pragmatismo.
Non si tratta di una celebrazione. Si tratta di capire l'interesse di trasmettere oggi Basaglia. Oltre la figura del fautore della legge che ha chiuso i manicomi, il suo percorso, sebbene radicato nel campo specifico della psichiatria, consente di affacciarsi su un orizzonte problematico molto più variegato, e ciò lo rende uno strumento fecondo non solo per gli addetti ai lavori. Crocevia di incontri tra voci, linguaggi e saperi diversi, l'esperienza di Basaglia ha fatto sì che la follia e l'esclusione di cui soffrivano le persone internate nei manicomi cessassero di essere un affare da specialisti, per diventare un problema che riguardava tutti, personalmente e collettivamente.
A distanza di oltre quarant'anni dall'approvazione della legge 180 del 1978 e dalla scomparsa del suo ispiratore, Mario Colucci e Pierangelo Di Vittorio, a partire dal loro ultimo libro “Franco Basaglia. Società, movimenti, istituzioni, follia, corpo” rifletteranno su di lui cercando di collegarne il lascito con la nuova ricezione sviluppatasi in Italia e nel mondo.
Con una duplice funzione: da un lato fare emergere con maggior forza la dimensione "universale", dall'altro fornire una sintesi ragionata della sua risonanza teorica e pratica.
L'"inattualità" di Basaglia può essere oggi una salutare scossa per continuare a costruire quell'incontro con la condizione umana della follia da lui perseguito per tutta la vita.
Mario Colucci, psichiatra presso il Dipartimento di salute mentale di Trieste, è docente presso la Scuola di specializzazione in Neuropsicologia dell'Università di Trieste e presso l'Istituto per la Clinica dei Legami Sociali di Venezia. Psicoanalista, membro del Forum Psicoanalitico Lacaniano, è redattore della rivista "aut aut".
Pierangelo Di Vittorio, dopo la laurea in Filosofia lavora nei servizi di salute mentale di Trieste, per poi continuare i suoi studi a Strasburgo con Philippe Lacoue-Labarthe. È tra i fondatori del collettivo Action30 e di TransverberA, pratiche artistiche per la promozione dei legami sociali. Fa parte della redazione della rivista "aut aut".