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Violino e spartito
Fabris / D'Orazio

In cammino con Nono

26 novembre 2024, ore 18.30

Potenza, ridotto teatro F. Stabile

ingresso libero

evento speciale – Luigi Nono
nel centenario della nascita
Tragedia e utopia musicale.
Testi, parole, musica.

Dinko Fabris, musicologo / Università degli Studi della Basilicata
Francesco D'Orazio, violinista

Dialogo tra il violinista Francesco d’Orazio e il musicologo Dinko Fabris nel centenario della nascita di Luigi Nono (1924-1990).

 Caminantes no hay caminos, hay que caminar.

Questo verso, derivato da una poesia di Antonio Machado (1875-1949), sintetizza la poetica di Luigi Nono, tra i massimi compositori e intellettuali del secondo Novecento, di cui ricorre nel 2024 il centenario della nascita.
La Lontananza Nostalgica Utopica Futura, ultimo brano composto da Nono prima della sua scomparsa nel 1990, è un lavoro per violino ed elettronica. È un’ opera aperta, nel senso che si rinnova ad ogni esecuzione. I tanti parametri esecutivi che la compongono, la voluta mancanza di un sincronismo predeterminato tra parti violinistiche ed elettronica, determinano l’unicità e non replicabilità di ogni concerto. Il violinista si muove nella spazio con le partiture su leggii sparsi tra il palcoscenico e il pubblico, spostandosi liberamente sulla scena, alla ricerca di un suo percorso nel mondo sonoro composto dai suoni del suo strumento e suoni elettronici che, attraverso l’uso di 8 altoparlanti che circondano il pubblico, creando una sorta di suono tridimensionale che avvolge l’ascoltatore. Il violino solista insieme ai suoni, le voci, le parole e i rumori (preregistrati da Gidon Kremer negli studi di Freiburg), si fondono in un’esperienza di ascolto unica, che, a distanza di 36 anni dalla sua creazione, mantiene intatta la sua forza espressiva.

Nastri magnetici come voci
di madrigali si accompagnano
al violino solista e al live electronics.
Come gli articolati spazi
Voci di tanti “Caminantes”

Prima del concerto il musicologo Dinko Fabris e il violinista Francesco D’Orazio dialogheranno, analizzando gli aspetti più interessanti della Lontananza e più in generale della poetica musicale di Luigi Nono. Ripercorrere la genesi di questo lavoro, scritto nel 1988 per Gidon Kremer, sia nell’ideazione che nella realizzazione, pone in evidenza, oltre ovviamente all’uso molto particolare del violino, la strutturazione dell’elettronica e il suo utilizzo, affidati nel concerto di Potenza allo specialista Francesco Abbrescia. Altri elementi fondamentali del brano sono l’enfatizzazione del gesto musicale e la spazializzazione, sia per il posizionamento degli altoparlanti, che circondando gli spettatori, li avvolgeranno nel suono, sia per il percorso che sarà tracciato dal violinista nello spostarsi da un leggio all’altro (“caminantes”).
La lontananza è strutturata in modo che ogni esecuzione è unica e irripetibile. Un aspetto fondamentale è quello dell’ascolto musicale, da parte degli spettatori ovviamente, ma anche quell’ascolto che li collega attraverso i suoni agli esecutori. Non a caso lo stesso Nono aveva avvertito:
“Invece di ascoltare il silenzio, invece di ascoltare gli altri, speriamo di ascoltare ancora una volta noi stessi. È una ripetizione che diventa accademica, conservatrice, reazionaria. [...] Amiamo la comodità, la ripetizione, i miti. Ci piace ascoltare sempre la stessa cosa, con quelle piccole differenze che ci permettono di sfoggiare la nostra intelligenza. Ascoltare la musica. È molto difficile.”
Tuttavia, pur nella molteplicità delle infinite interpretazioni, la musica di Nono mantiene ancora nel terzo millennio intatta la sua aura di magia, di mistero e di poesia che rimangono sempre percepibili su tutto.

Dinko Fabris è uno dei musicologi italiani più conosciuti nel mondo. Dopo il PhD all’Università di Londra ha insegnato per molti anni nei Conservatori di Bari e di Napoli ed è attualmente docente all’Università della Basilicata nelle sedi di Matera e Potenza. È anche Honorary Fellow dell’Università di Melbourne ed External Supervisor nei corsi dottorali DocARTES dell’Università di Leiden. È stato il primo presidente italiano dell’International Musicological Society (2012-2017) di cui come Last President coordina lo Study Group “Mediterranean Music Studies”. È membro dell’Academia Europaea, del Pontificio Consiglio della Cultura e dal 2018 fa parte del consiglio scientifico del Centre des Musiques Arabes et Mediterranéennes di Sidi Bou Said in Tunisia e della Fondazione Levi di Venezia. È general editor della New Gesualdo Edition (Bärenreiter Verlag) e direttore dell’Istituto Italiano di Studi Gesualdiani. Specialista della storia musicale di Napoli dal XV al XIX secolo ha pubblicato centinaia di saggi e alcune monografie tra cui Partenope da Sirena a Regina: il mito musicale di Napoli (Barletta 2015) e Music in seventeenth-century Naples (rist. Routledge 2016), oltre all’edizione critica dell’opera Didone di Francesco Cavalli (Bärenreiter Ver-lag). Come giornalista pubblicista collabora con Repubblica (sedi di Bari e Napoli), Il Giornale della Musica e Radiotre Rai, oltre a numerose testate specializzate in musica italiane e straniere. È consulente musicologico da oltre 30 anni del complesso specializzato Cappella Neapolitana diretto da Antonio Florio insegnando anche nel Master di musica antica del Conservatorio di Napoli da lui diretto. Dal 2018 è direttore artistico del Festival Duni di Matera.

Francesco D’Orazio. Premio Abbiati 2010 come Miglior Solista dell’anno, Francesco D’Orazio è nato a Bari, si è laureato in Lettere e diplomato in violino e viola. Ha studiato al Mozarteum di Salisburgo e presso l'Accademia Rubin di Tel Aviv. Il suo vasto repertorio spazia dalla musica antica eseguita con strumenti originali (dal 1996 è il violinista dell’Ensemble l’Astrée) alla musica classica, romantica e contemporanea. Numerosi compositori hanno scritto per lui: Ivan Fedele, Terry Riley, Michele dall'Ongaro, Michael Nyman, Fabio Vacchi, Luis De Pablo, Gilberto Bosco, Marco Betta. Ha tenuto concerti in tutta Europa, Nord e Sud America, Messico, Australia, Nuova Zelanda, Cina e Giappone esibendosi al Festival di Salisburgo, alla Royal Albert Hall, alla Philarmonie di Berlino, al Teatro alla Scala, al Teatro Colon di Buenos Aires e al Festival di Tanglewood. Ha effettuato registrazioni discografiche per Bis, Kairos, Decca, Hyperion, Stradivarius, Amadeus. Ha suonato con la London Symphony, l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestra Filarmonica della Scala, la BBC Symphony Orchestra, i Berliner Symphoniker, la Shangai Philarmonic, la RAI di Torino, la Filarmonica di Nagoya, l'orchestra del Teatro La Fenice di Venezia diretto, tra gli altri, da Lorin Maazel, Hubert Soudant, Sakari Oramo, Pascal Rophé, Ingo Metzmacher, Luciano Berio. Suona un violino di Giuseppe Guarneri “Comte de Cabriac" del 1711.