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Walter Siti
Walter Siti

Padri e figli impossibili

16 novembre 2024, ore 17

Potenza, palazzo della Cultura

ingresso libero

Walter Siti, scrittore, saggista
in dialogo con
Luigi Simonetti, Università di Losanna

Walter Siti, nel suo breve testo critico “Il realismo è impossibile” (Nottetempo Editore, 2013), discute di come le rappresentazioni mediali influenzino la nostra percezione della realtà, mettendo in luce i confini sempre più labili tra verità e finzione. Il saggio è un appassionato e appassionante percorso attraverso la letteratura, che insegue l’impossibile compito di spiegare che cosa sia il realismo e quale sia il rapporto che la realtà intrattiene con le forme della rappresentazione, in particolar modo quelle narrative. Il testo è stato riproposto nel 2023, dieci anni dopo, con l’aggiunta di una palinodia dedicata alle serie TV. Cosa è avvenuto da un punto di vista culturale e sociale per avanzare ulteriormente il proprio punto di vista?
Se da una parte le serie televisive raccolgono l’eredità narrativa del cinema classico seguendo una lunga tradizione (che si potrebbe far risalire all’epica greca) di forme narrative seriali, dall’altra esse si misurano con quello che Siti definisce il paradosso della post-medialità.

Siti scrive, riferendosi alla società e alle attuali forme di socialità: “Adesso la realtà sembra essere confluita quasi interamente in quel che si chiama ‘comunicazione’; basta viaggiare in metro o in treno per rendersene conto. Tutti con le teste chine sugli smartphone digitando febbrilmente, tutti con le cuffie che isolano dai rumori circostanti, che poi sarebbero gli altri in carne e ossa. In treno scorrono paesaggi interessanti ma nemmeno un’occhiata al finestrino (…) Bolle di realtà che non si toccano tra loro, realtà aumentata, realtà virtuale: la realtà senza aggettivi sembra essere evaporata da un po’” (p. 65-66).
Con l'avanzare di tecnologie sempre più diffuse, come l'intelligenza artificiale, è diventato possibile creare immagini e contenuti così realistici da sembrare veri, anche quando non lo sono. In questo contesto, diventa sempre più difficile distinguere tra realtà e rappresentazione. Ecco il paradosso, già riscontrabile in precedenza, in cui la realtà è narrata con l’intenzione implicita di diventare film. Oggi, però, si verifica qualcosa di più radicale e ambiguo, nel senso che la realtà risulta difficilmente distinguibile da un suo raddoppiamento immaginativo. Così, paradossalmente, le narrazioni della realtà contengono già in sé i vissuti “reali” che le forme mediali e tecnologiche rendono non più dislocate in un altrove, ma estensioni di una realtà “allargata” o “aumentata”, vissuta come realtà tout court. Queste nuove forme di narrazioni sono appunto le serie TV, che trasformano concetti astratti in storie concrete, sviluppandosi in stagioni ed episodi. Esse quindi contribuiscono a questo strano processo di "de-realizzazione" del nostro tempo.
Se tali fenomeni di “de-realizzazione” vengono ripresi e analizzati da un punto di vista di critica letteraria con qualche annotazione sociologica, nel suo ultimo romanzo "I figli sono finiti" (Rizzoli, 2024), Siti tenta di non “riportare una finzione”, ma di scrivere l’ultimo romanzo - così nelle attuali intenzioni dell’autore - in cui mutazioni profonde sono avvenute nel vissuto sociale e individuale entro una dimensione di “fusioni” tra individui, tecnologie ed “esperienze” digitali.

Nel romanzo, Siti esplora questi temi attraverso l’incontro e il tentativo (impossibile) di dialogo tra due personaggi molto diversi: Augusto, un settantenne vedovo, che ha perso il suo compagno da poco e ha problemi di salute, e Astore, un giovane nato nel 2002 che ha vissuto la pandemia e che ha un difficoltoso rapporto con il padre. Augusto riflette la generazione di Siti e di particolari ambienti intellettuali, contrassegnati da un certo cinismo e distacco morale. Astore, il giovane protagonista, incarna la fragilità della gioventù contemporanea. Un novello hikikomori, che nello stesso tempo caratterizza le mutazioni entro una realtà che diventa sempre più “digitale”, innervata di visioni che si proiettano in ambigue utopie o distopie.
"I figli sono finiti" affronta anche il contesto post-pandemia, evidenziando l'Italia degli ultimi anni, con riferimenti a eventi sociali e culturali come la moda second hand, il cambiamento climatico e la guerra in Ucraina. La Milano descritta da Siti è quella di una classe privilegiata, distante dai problemi economici, mentre Astore vive una crisi d'identità in una famiglia complessa. Il rapporto tra Augusto e Astore solleva interrogativi rilevanti sul mondo attuale, come l'inefficacia della scuola, il ruolo della tecnologia e la crisi del desiderio. Siti osserva anche come l'ossessione per il corpo e l'eros si manifestino nell'era di piattaforme come OnlyFans, evidenziando la dinamica delle relazioni giovanili che spesso iniziano online. In questo modo, il romanzo può essere inteso anche come una riflessione profonda sulla società contemporanea e sulle sue sfide, pur se il distacco dell’autore induce a un certo nichilismo privo di rimpianti o di considerazioni moraleggianti.

Walter Siti è un saggista e scrittore italiano (n. Modena, 1947). Ultimati gli studi alla Scuola Normale Superiore di Pisa, ha intrapreso la carriera universitaria e negli anni ha insegnato presso gli atenei di Pisa, Cosenza e L’Aquila. Siti è un apprezzato critico letterario: dopo aver pubblicato saggi su E. Montale e S. Penna (fra gli altri), è divenuto il curatore dell’opera completa di P.P. Pasolini per la collana I Meridiani di Mondadori. A partire dagli anni Novanta ha poi acquisito una crescente notorietà come scrittore grazie a romanzi quali "Scuola di nudo" (1994), "Un dolore normale" (1999), "Troppi paradisi" (2006), "Il contagio" (2008), "Autopsia dell’ossessione" (2010), "Resistere non serve a niente" (2012, Premio Mondello 2013 e vincitore del Premio Strega 2013), "Il realismo è l'impossibile" (2013), "Exit strategy" (2014), "La voce verticale - 52 liriche per un anno" (2015) e "Bruciare tutto" (2017); nel 2018, il pamphlet "Pagare o non pagare" e il romanzo "Bontà"; "La natura è innocente" (2020); "Contro l'impegno. Riflessioni sul Bene in letteratura" (2021, Premio Viareggio-Rèpaci per la saggistica); "Pasolini" (2022); e il romanzo "I figli sono finiti" (2024). Siti è critico televisivo per La Stampa. (Treccani.it)

Gianluigi Simonetti insegna Letteratura italiana contemporanea, Letterature comparate e Storia della critica all’Università di Losanna. Studia soprattutto la poesia italiana del Novecento e il romanzo postmoderno; scrive di novità letterarie sul «Sole-24ore» e sulla «Stampa», è condirettore editoriale della rivista culturale Snaporaz. I suoi ultimi libri sono La letteratura circostante. Narrativa e poesia nell’Italia contemporanea, Il Mulino 2018 e Caccia allo Strega. Anatomia di un premio letterario, nottetempo 2023.