Via del Popolo, un tratto di strada di una cittadina del Sud che un tempo brulicava di attività: due bar, tre negozi di generi alimentari, un fabbro, un falegname, un ristorante, un cinema... Due uomini percorrono via del Popolo, un uomo del presente e un uomo del passato. Il primo impiega 2 minuti per percorrere 200 metri, il secondo 30 minuti. È la piccola città italiana a essere cambiata, è la società globalizzata. Ai negozi sono subentrati i centri commerciali e la fine della vendita al dettaglio ha portato via posti di lavoro, distruggendo un modello sociale ancora basato sulle relazioni personali.
A cu appartènisi, chiedevano i vecchi paesani, a chi appartieni? E dalla tua risposta ricavavano le informazioni essenziali sulla tua identità. Via del Popolo è il racconto di un’appartenenza a un luogo, a una famiglia, a una comunità. Ma quei duecento metri rappresentano anche un percorso di formazione in cui sono gettate le basi della vita futura, dal quale emergono un’umanità struggente, il rapporto coi padri, l’iniziazione alla vita, alla politica, all’amore. E non solo, Via del Popolo è anche una riflessione sul tempo, il tempo che corre ma che non dobbiamo rincorrere, piuttosto trascorrere.
Saverio La Ruina si forma come attore alla Scuola di Teatro di Bologna e lavora, tra gli altri, con Leo de Berardinis e Remondi & Caporossi. Laureato presso il Dams di Bologna, continua la sua formazione con Jerzy Sthur, Ludvik Flaszen ed Eimuntas Nekrosius. Fonda con Dario De Luca la compagnia Scena Verticale e il festival Primavera dei Teatri. Dissonorata, La Borto, Italianesi, Polvere, Masculu e fìammina, sono i suoi lavori più conosciuti, con i quali è stato più volte vincitore ai Premi Ubu, sia come “miglior attore” che per il “miglior nuovo testo italiano”. A questi si aggiunge il suo ultimo lavoro, Via del Popolo, che si aggiudica il premio UBU 2023 per il “miglior nuovo testo italiano”, oltre ad essere candidato al Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2023 come “migliore novità italiana”.