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Francesco Marilongo / Körper, Stuporosa
Francesco Marilungo / Körper

Stuporosa

12 ottobre 2023, ore 20.30

Potenza, Il Piccolo teatro | Cesam

8 euro / ridotto 6 euro [acquista online]

Regia e coreografia Francesco Marilungo. Con Alice Raffaelli, Barbara Novati, Roberta Racis, Francesca Linnea Ugolini, Vera Di Lecce. Musica e vocal coaching Vera Di Lecce. Spazio e luci Gianni Staropoli. Costumi Lessico Familiare. Foto e video Luca del Pia. Produzione Körper | Centro di Produzione Nazionale della Danza. Co-produzione Fabbrica Europa. Con il sostegno di IntercettAzioni - Centro di Residenza Artistica della Lombardia. Con il supporto di Short Theatre Festival, Fuori Programma Festival, Teatro Akropolis & Dracma Teatro – Progetto CURA, Did Studio, Base Milano, Qenhun.

francescomarilungo.com

 

‘…forse noi non possiamo conoscere il vero motivo per cui stiamo piangendo. Forse non piangiamo per, piangiamo piuttosto di o con un motivo. Forse le nostre spiegazioni sono solo storie imbastite dopo i fatti.’
— Heather Christle, The Crying Book

Il lutto è l’insieme delle pratiche sociali e dei processi psichici suscitati dalla morte di una persona cara. Così Alfonso di Nola descrive ne La morte trionfata quello che in passato costituiva un aspetto della vita sociale, ovvero un sistema complesso di gesti e lacrime condivise, che attraverso codici definiti e pratiche rituali permetteva al singolo di manifestare il dolore con il supporto della comunità. Oggi, in una società atomizzata, il lutto ha perso la dimensione comunitaria per diventare uno condizione individuale; l’essere umano si trova solo davanti ad una morte ‘nuda’, cioè priva dell’aspetto culturale e relazionale che per secoli aveva mantenuto. Si è perduto l’istituto culturale di un rito funebre che permetteva di superare la crisi della perdita elevandola, attraverso il simbolo, ad un piano meta-storico. Manca la comunità con cui iniziare il processo di elaborazione e distacco dal dolore attraverso la condivisione. Eppure, si vive costantemente la morte di qualcuno o di qualcosa, le perdite sono talmente vicine, numerose e varie - basti pensare alla recente pandemia, alle guerre, ai naufragi nel Mediterraneo… - da rendere il lutto una condizione esistenziale, quasi un senso di malinconia diffuso che per quanto presente non si riesce ad elaborare. L’unica reazione possibile rimane il pianto. E allora si piange un pianto immotivato, come se il lutto fosse uno stato ineluttabile dell’esistenza. Così, apparentemente senza motivo, piangono le cinque performer di Stuporosa, dando vita a un pianto che assume varie sfumature, ora trattenuto, ora soffocato, ora si fa musica, ora sfocia nella speranza, ora diviene canto ricalcando le sonorità di un antico lamento funebre salentino. I loro corpi si frammentano alla ricerca di forme arcaiche, lontane, che si perdono e sciolgono
all’istante, come se fossero affette da una specie di amnesia anterograda, condannate a rimanere in un presente che si fa ricordo non trattenuto e che non diventerà mai memoria, in una permanente incapacità di vivere il qui e ora.
Queste forme che ritornano in maniera ossessiva nel tentativo di instaurare una sorta di comunicazione tra le cinque individualità sono le figure di pathos, le pathosformeln che Ernesto De Martino descrive nell’atlante figurato posto a conclusione di Morte e Pianto Rituale. Immagini archetipiche del patire umano che si sono tramandate nel tempo attraverso secoli e civiltà, immagini appartenenti a riti funebri passati ma che hanno valore universale perché da quando è stato creato, l’essere umano ha sofferto sempre allo stesso modo.
Le cinque performer cercano di recuperare un senso di collettività, una ritualità, di instaurare nuove forme di mutuo soccorso, sussurrando antiche formule magiche, rievocando danze tradizionali, cantando una ninna nanna salentina. La ninna nanna e il lamento, due forme rituali strettamente connesse. Come la prima accompagna i bimbi dalla veglia al sonno, così la seconda permette di favorire il passaggio dal mondo dei vivi al mondo dei morti. Il nesso è così stretto che ninna nanna e lamento sono associati anche nei canti e nei gesti delle lamentatrici, le quali utilizzavano le stesse melodie e gli stessi movimenti che si usavano per tentare di far addormentare i bambini. E non è un caso se in Barbagia la prefica veniva chiamata s’attittadora, colei che dà la tetta al defunto, che culla il morto.
In Stuporosa, come per certi versi avviene nel pianto rituale, si assiste a una stilizzazione del pathos, una de-isterizzazione. Seguendo in maniera tangente il principio del pothos, concetto ideato da Roland Barthes a illustrare un pathos de-volgarizzato, si percepisce la costante tensione verso una perdita di controllo, verso un’espressione parossistica del dolore che viene però contenuta attraverso un codice coreografico comune.


Francesco Marilungo. Dopo gli studi in Ingegneria Termo-meccanica e un periodo di ricerca nel settore aerospaziale, frequenta l’Atelier di Teatrodanza presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Prosegue la sua formazione come performer entrando in contatto con coreografi e artisti di fama internazionale come Masaki Iwana, Claudia Dias, Gabriela Carrizo, Yasmine Hugonnet, Jan Fabre, Gisele Vienne e Romeo Castellucci. Negli anni lavora come performer per vari artisti tra cui Enzo Cosimi, Antonio Marras, Jonathan Burrows/Matteo Fargion e Alessandro Sciarroni. Parallelamente all’attività di danzatore intraprende un proprio percorso autoriale. Attento al rigore compositivo di matrice RTC (Real Time Composition), focalizza il suo interesse nella creazione di atmosfere frutto della giustapposizione di immagini strutturate su più livelli di rappresentazione. Nei suoi lavori ricorre al corpo come portatore del duplice valore iconico/narrativo per indagare le figure archetipiche dell’inconscio collettivo con particolare attenzione al perturbante, a tutto ciò che è connesso al desiderio interdetto. Coi suoi lavori partecipa a diversi festival Italiani. Con il progetto Party Girl vince il Premio Prospettiva Danza Teatro 2020 e viene selezionato per la Nid - New Italian Dance Platform 2020/2021.

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