Un’anticipazione del festival con un primo appuntamento inedito: venerdì 17 maggio, al Piccolo teatro di Potenza, salirà sul palco Steven Brown, compositore e polistrumentista americano, cofondatore della band cult della new wave, i Tuxedomoon.
Presenterà il suo disco El hombre Invisible, un concerto intimo e personale in trio con il trombettista Luc Van Lieshout e il bassista Benjamin Glibert.
Il nuovo gruppo live è un trio composto dallo stesso Brown (voce, piano elettrico, sassofono, clarinetto, nastri), Luc van Lieshout dei Tuxedomoon (tromba, armonica) e Benjamin Glibert, leader del gruppo pop sperimentale francese Aquaserge (chitarra, basso).
Steven Brown proporrà alcuni brani dal suo ultimo disco El Hombre Invisible (Crammed Records), una raccolta ipnotica di canzoni, che trae spunto dalla sua vita in Messico – dove risiede ormai da molti anni – oltre ad alcuni brani tratti dai suoi precedenti album da solista (Brown Reads Keats, Brown Plays Tenco, Half Out) e alcune canzoni del repertorio dei Tuxedomoon.
L’album El Hombre Invisible è incentrato sulla voce, sulle melodie e sui testi emblematici di Steven, inseriti in un ambiente intimo, con arrangiamenti raffinati per chitarra, basso, fiati e, naturalmente, con il pianoforte e il sassofono, marchio di fabbrica di Mr. Brown. L'atmosfera e i testi delle canzoni riflettono alcune delle esperienze e delle suggestioni raccolte nel corso di questi ultimi 28 anni, che hanno incluso terremoti, un rapimento, il contatto con gli zapatisti in Chiapas, il confronto con le tracce ancora onnipresenti della conquista spagnola di cinque secoli fa (e gli effetti del "Libro più pericoloso del mondo", che guidò i passi dei conquistadores), gli anni di lavoro di Steven come attivista culturale e il suo amore costante per la bellezza della natura e della gente della sua nuova città natale, Oaxaca in Messico.
Steven Brown. Nato nell'Illinois, si è trasferito a San Francisco a metà degli anni ’70 dove ha fondato Tuxedomoon insieme a Blaine L. Reininger. Il gruppo realizza due album emblematici per l'etichetta Ralph Records dei The Residents, poi lascia l'atmosfera tossica dell'America di Ronald Reagan all'inizio degli anni Ottanta, vaga per l'Europa e si stabilisce a Bruxelles per dodici anni. Seguono altri 13 album dei Tuxedomoon e numerose tournée che li portano in giro per il mondo. Grazie alla loro capacità di cristallizzare un certo Zeitgeist oscuro e romantico e all'originalità della loro musica (che incorporava e trascendeva il post-punk, il rock, l'elettronica, la musica minimale, la classica, il jazz, la musica gitana e altro ancora), i Tuxedomoon divennero rapidamente una delle band più influenti del decennio. Come artista solista Steven Brown ha pubblicato più di venti album a suo nome (comprese le collaborazioni con Blaine Reininger e con Benjamin Lew) e ha formato diversi gruppi dopo essersi trasferito in Messico nel 1993: Nine Rain (con cui ha registrato sette album), Ensemble Kafka e Cinema Domingo Orchestra. Ha composto musiche per la danza e il teatro lavorando per coreografi del calibro di Maurice Bejart, Thierry Smits, Julie Ann Anzilotti, e tanti altri. Ma il suo lavoro può essere apprezzato anche nel cinema, dove ha realizzato colonne sonore per i film di registi illustri come Wim Wenders, Patrice Chereau, Patrick Degeetere, Rudolf Mestdagh. Brown ha creato ed eseguito le musiche per il padiglione messicano alla Word Fair 2000, è stato incaricato di scrivere le colonne sonore per l'incompiuto ¡Que Viva Mexico! di Sergei Eisenstein (1930) e, su richiesta del Goethe Institut, gli è stata commissionata la realizzazione di colonne sonore per le prime americane di vari film classici restaurati. Ha ottenuto un Ariel (l'equivalente messicano dell'Oscar) per la colonna sonora di El Informe Toledo, un film sull'apprezzato pittore-scultore-attivista di Oaxaca Francisco Toledo. Infine, nell'ambito di una collaborazione tra Tuxedomoon e Cult With No Name, ha partecipato alla creazione della colonna sonora di Blue Velvet Revisited (2015), un documentario sulla realizzazione del film classico di David Lynch, che è stato selezionato da Lynch per partecipare al suo festival di Los Angeles.