Nato nel 2017 dall'incontro dell'autore con l'International Art Gallery&Academy “Porta Coeli” di Venosa, il progetto viene presentato alla Biennale d'Arte di Firenze dove riscuote il premio “Lorenzo il Magnifico” per la fotografia.
Sôma pneumatikón: uomo e natura in mostra
Scritto da
Francesco Scaringi
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La vita è pneuma – secondo quanto attestavano i filoso stoici – cioè “soffio”, respiro, ritmo vitale con cui tutti gli esseri si sincronizzano trovando senso, posizione e ragione.
Salvatore Laurenzana ha alle spalle una lunga esperienza e una grande maestria del mezzo fotografico espressa in tante occasioni. È il fotografo “ufficiale” del Città 100 Scale festival, che ha seguito sin dalla sua nascita, diventandone uno dei collaboratori più preziosi. Col tempo ha acquisito una grande confidenza con le scene, i corpi, i gesti, le movenze degli e delle performer che si sono succeduti nel corso degli anni realizzando un scambio ricco e prezioso tra la qualità artistica dei protagonisti delle perfomance e la sua sensibilità espressiva, rafforzando lo spessore artistico dei suoi scatti.
Questa mostra, rispetto alle altre proposte dal festival, assume una dimensione tutta particolare perché in essa vanno a intersecarsi i vari modi di essere di Laurenzana, o meglio i suoi vari campi di ricerca, che riguardano fondamentalmente la sua sensibilità fotografica verso il corpo, che ha cercato soprattutto nelle fotografie degli artisti in azione nelle loro performance, i molteplici aspetti della natura e quella sociale.
La mostra Sôma pneumatikón, visitabile nella Cappella dei Celestini a Potenza fino al 30 gennaio, si compone di 29 dittici, accostamenti di vari scatti effettuati nel corso degli anni che mettono in relazione il corpo ed elementi della natura, a prevalenza vegetali, creando corrispondenze, assonanze, sovrapposizioni, intersecazione e compenetrazioni di forme rompendo ogni visione di rigiditá e separazione sostanziale.
Per afferrare (se possibile) l’idea di fondo della mostra e poterne dare una chiave di lettura bisognerebbe ricorrere a quel pensiero che concepisce l’unità del mondo, in cui ogni singolo elemento è parte ed in relazione col tutto, e che fa della natura il tutto che si auto-genera. Per continuare con tale suggestione si potrebbe richiamare il filosofo Emanuele Coccia, che orienta la sua riflessione soprattutto sul mondo vegetale per determinarne una nuova cosmologia ( “La via delle Piante. Metafisica della mescolanza”). Il Mondo si rivela come “atmosfera”. Le piante inspirano ed espirano l’aria attorno, rendendosene parte. In quell’immersione ci siamo anche noi con il nostro respiro in un reciproco scambio vitale.
La vita è pneuma (secondo quanto attestavano i filoso stoici), cioè “soffio”, respiro, ritmo vitale con cui tutti gli esseri si sincronizzano trovando senso, posizione e ragione. “Tutto si sfiora e si compenetra, ogni cosa si ingloba reciprocamente, in un incessante inspirare e subito poi tornare a sé, dentro sé, alla propria singolarità, uno spazio intimo nel quale ecco convergere mondi altrui”.
A me sembra che questa idea di natura, ariosa e pneumatica, ci possa aiutare a comprendere “l’esperimento” fotografico di Laurenzana. In fondo, così come è giocata la mostra, l’autore ci offre un cambio di visuale, applicando una sorta di strabismo per forzare le forme usuali e chiuse del nostra modo di vedere.
La disposizione in dittici delle foto richiamano un esperimento di carattere percettivo, che viene comunemente giocato sulla visione stereoscopica. Si tratta degli stereogrammi, coppie d’immagini che vanno sovrapposte con un movimento oculare tendente allo strabismo per comporre una terza immagine precedentemente non visibile e che può essere anche tridimensionale.
Forse se riusciamo a stare al gioco allora possiamo vedere come le immagini si penetrano, si mescolano, si fondono, si ricompongono nello scambio reciproco, sfiorandosi, invocandosi, completandosi in un comune respiro.