Conferenza di presentazione
Ogni spettacolo del ciclo Ghost Road comincia da un viaggio in un luogo quasi interamente deserto. Nel corso di questo periplo, l'équipe conduce un’indagine sugli ultimi umani che popolano questi luoghi.
Il compositore Dominique Pauwels e l’attrice delle prime due parti, Viviane De Muynck, hanno partecipato ad ogni viaggio al fine di tessere la narrazione, ispirare un filo narrativo in un perpetuo avanti e indietro tra il mondo che visitiamo e quello del quotidiano sospeso, che il tempo di questo viaggio si è lasciato alle spalle. Sul palcoscenico restano dei fantasmi: un’attrice, di cui lo spirito erra qui e laggiù, un coro musicale, che torna da questo mondo "quasi scomparso", oltre a uno schermo nebbioso (vaporoso) su cui riappariranno volti e paesaggi, la traccia video di un'indagine su verità già alterate dal tempo. Sul palcoscenico, a ognuno di questi elementi viene data risposta in un tessuto polifonico, ispirato alla classica struttura del Road Movie.
Il Road Movie si sviluppa fortemente nel momento in cui viene inventata l'automobile, come necessità di andare nei deserti di fronte a un mondo che cambia e s’industrializza. È il genere della fuga. Troviamo la forma epica, la nozione di percorso iniziatico, ma soprattutto, questo genere ci porta da un punto all'altro senza un violento rimbalzo, rimanendo preoccupati per la sospensione del tempo, del ritmo dei deserti che attraversa. In Ghost Road I, abbiamo percorso una strada negli Stati Uniti e ci siamo fermati in diversi villaggi dello stesso deserto. Per aiutarci intrecciare la nostra storia, questa strada ci ha portato al confine del continente americano, a Bombay Beach, una località balneare abbandonata, in cui i pesci di un lago artificiale, precedentemente mal ideato da industriali, avevano solo il tempo di riprodursi prima di morire. Il parco è stato chiuso, tutti hanno dimenticato Bombay Beach, ma rimane della vita lì, sempre condannata a questa sorte perpetua.
In Cile, in Children of Nowhere (Ghost Road II), abbiamo iniziato ri-portando in prigione ex detenuti dove erano stati imprigionati, quarant’anni fa, nel mezzo del deserto d’ Atacama, per terminare il viaggio da noi, nel cuore della diaspora cilena e dei suoi figli, nati qui o lungo la strada, con un'identità travagliata e in costante ricerca di una cultura confiscata.