Macbettu nasce dall’intuizione di innestare l’universalità e la potenza shakespeariana con l’orizzonte del Carnevale barbaricino, recuperando così lo spirito del teatro come rito, che esorcizza le forze oscure rendendole visibili e osservabili, conoscibili. Nei carnevali sardi uomini a viso aperto si radunano con uomini in maschere tetre- e i loro passi cadenzano all’unisono il suono dei sonagli che portano addosso.
Così Serra descrive la suggestiva ascendenza da cui è scaturito il suo lavoro di contaminazione:
Quell’incedere di ritmo antico, un’incombente forza della natura che sta per abbattersi inesorabile, placida e al contempo inarrestabile: la foresta che avanza.
Lavoro che - tra canyon, menhir, tombe di giganti e villaggi nuragici- conquista lo spettatore per il punto di vista rituale, visionario, folle. Macbettu traduce – e volontariamente tradisce – il suo riferimento testuale: la riscrittura del testo operata dal regista, trasferita poi in limba sarda da Giovanni Carroni, guarda a una interpretazione sonora: gli attori sulla scena – uomini, come da tradizione elisabettiana – decantano una lingua che è pura sonorità.Così, da un profondo rispetto del respiro naturale shakespeariano, nasce un testo dove il sardo (con sovratitoli in italiano) si rivela essere una lingua molto teatrale: dura, asciutta, musicale.
Una scelta che, come afferma il regista:
Non limita la fruizione, ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura.
E’ qualcosa di antico e di profondo:
una lingua vicina all’origine del mondo, quando le voci della natura erano quelle degli dei. Tutto in Macbettu richiama le forze ctonie, telluriche, titaniche. Macbettu parla degli elementi che scuotono le fondamenta dell’essere e ne mettono in crisi la solidità (Enrico Pastore).
Non sono tanti, ma finalmente emergono, da quella confusa forma che è il nuovo teatro italiano, artisti esemplari come Alessandro Serra (Anna Bandettini, La Repubblica).
La Compagnia Teatropersona viene fondata nel 1999 da Alessandro Serra, regista, scenografo e costumista.
Dopo un iniziale lavoro sulle azioni fisiche di Grotowski e i principi della biomeccanica di Mejerchol’d, la ricerca si focalizza sullo studio della voce, attraverso la pratica dei canti vibratori e del canto gregoriano. Fondamentale negli ultimi anni è stato l’incontro con Yves Lebreton e il suo metodo del Teatro Corporeo.