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Eugenio Barba, mente collettiva di
Barba, Gleijeses, Varley, Baliani, Muoio

La mente collettiva di "Una giornata qualunque..."

16 settembre 2021, ore 22.00

Potenza, teatro F. Stabile

Ingresso gratuito

Spettatori curiosi in conversazione con:
Mirto Baliani
Eugenio Barba
Lorenzo Gleijeses
Manolo Muoio
Julia Varley
Il folletto meccanico (muto)

Tre registi, tre drammaturghi e un attore in un dialogo intermittente a 2000 km di distanza seguono un metodo sicuro: si incamminano consapevolmente per strade sbagliate per lasciarsi sorprendere dallo spettacolo che nasce. Alle loro spalle una luce potente proietta l’ombra di Franz Kafka.
Un compositore/pittore di paesaggi musicali incornicia le tappe del viaggio e le accompagna con cambi da bel tempo a grandine secondo i suoi umori e sempre in empatia con quelli della trinità collettiva.
Dietro le quinte un attore invisibile guida il folletto meccanico in scena.


eugenio barba mente collettiva l

 

Eugenio Barba. È uno dei maestri della storia del teatro del secondo Novecento. La sua attività, punto di riferimento a livello internazionale in oltre mezzo secolo, ha spaziato in più direzioni: dalla creazione artistica di spettacoli alla riflessione teorica, dalla trasmissione dell’esperienza alla conservazione della memoria storica, dallo studio scientifico sulla tecnica dell’attore al teatro “fuori dal teatro”, nei contesti sociali e transculturali del mondo per attivare rapporti fra culture ed etnie diverse. Eugenio Barba nasce in Puglia (Italia), cresce a Gallipoli, frequenta il liceo classico alla Scuola Militare Nunziatella a Napoli. Nel 1954, emigra in Norvegia. A Oslo lavora come lattoniere e saldatore poi, per due anni, come marinaio su un cargo norvegese. Intanto studia all’Università dove si laurea in letteratura francese e norvegese e storia delle religioni. Nel 1961, grazie a una borsa di studio, segue il corso di regia presso la Scuola Teatrale di Varsavia. Lo interrompe dopo un anno per andare a lavorare con un piccolo teatro sperimentale di provincia a Opole, diretto dal giovane e a quel tempo sconosciuto regista Jerzy Grotowski e dal critico Ludwik Flaszen. Vi resta fino al maggio del 1964, alternando il lavoro di aiuto regista con i viaggi in Europa per promuovere l'attività di Grotowski che nel 1965 sarà al centro del suo primo libro Alla ricerca del teatro perduto. Di quegli anni anche un primo soggiorno di cinque mesi in India dove conosce e scrive un saggio sul kathakali, teatro danza tradizionale, allora pressoché sconosciuto in Occidente. L'ottobre del 1964 è una data fondamentale: Barba fonda a Oslo l'Odin Teatret con alcuni giovani “respinti” dalla scuola di teatro di Stato. Due anni dopo, si trasferisce col suo gruppo in Danimarca, a Holstebro, e qui dà vita a un laboratorio teatrale con modalità di produzione pionieristiche. Oltre agli spettacoli in spazi non tradizionali, diventa centrale l’apprendimento/training dell'attore e la sua trasmissione attraverso seminari e corsi didattici che l’Odin organizza in tutto il mondo. Queste esperienze di pedagogia alternativa, fuori dalle scuole istituzionali, costituiscono per il gruppo un’essenziale risorsa artistica ed economica. L’insieme di queste attività dà vita al Nordisk Teaterlaboratorium che, con l'Odin Teatret e l’ensemble interculturale Theatrum Mundi, diventa un ambiente e un luogo unico nell’universo del teatro, senza confini e multilingue. Le collaborazioni e le iniziative di Barba e i suoi attori con teatri, università, gruppi di base e istituzioni prestigiose sfociano in numerose iniziative pedagogiche, artistiche e sociali, a Holstebro e in svariate parti del mondo, particolarmente in Sud America. Eugenio Barba e l’Odin Teatret realizzano 81 spettacoli, nei teatri e in luoghi non convenzionali, portandoli nelle strade, nelle piazze, nei paesi, nelle comunità “senza teatro”. Il rapporto attore-spettatore diventa interferenza, interazione e reciprocità attraverso la pratica del “baratto”, uno scambio di espressioni culturali tra gli attori dell’Odin e le popolazioni dei diversi continenti. Le centinaia di esperienze in giro per il mondo si radicano anche nella “casa” di Holstebro in Danimarca dove Barba e l’Odin Teatret ogni tre anni coinvolgono decine di associazioni, scuole, centri culturali, militari, polizia, commercianti, associazioni sportive e di volontariato in una Settimana di Festa - la Festuge – con il fine di celebrare durante nove giorni e notti la diversità e le risorse delle numerose culture della comunità. Questa attività locale e internazionale trova, in quegli anni, corrispondenza in una proliferazione di gruppi di teatro che Barba definisce Terzo Teatro: una nuova cultura teatrale, né tradizionale né d’avanguardia. Come “isole galleggianti”, questi gruppi di artisti, spesso autodidatti, coltivano un’etica professionale ma anche sociale e civile, modificando così la geografia culturale dei luoghi in cui operano. Nel 1976 Barba organizza un incontro tra gruppi europei e latino-americani basato su uno scambio della loro cultura di lavoro - il training - avviando una tradizione di incontri che continua ancora oggi. Per l’occasione scrive il testo Terzo Teatro che acquista valore di Manifesto. Nel 1979 pubblica Le isole galleggianti, tradotto immediatamente in numerose lingue. Il libro descrive le esperienze dell’Odin Teatret e diventa un “grido di battaglia” per molti gruppi teatrali. Il 1979, è un altro anno cruciale: Eugenio Barba fonda l'Ista, International School of Theatre Anthropology, un laboratorio internazionale itinerante di studi comparativi sui principi che stanno alla base della tecnica dell'attore/danzatore nelle diverse tradizioni e culture. Questo campo di studi vivo e denso, che Barba ha definito “antropologia teatrale”, è una delle più importanti intuizioni nel teatro del secondo Novecento, opportunità di ricerca, confronto scientifico e condivisione, grazie all’apporto di artisti, studiosi ed esperti di saperi diversi. Nel 1990 Barba fonda l’Università del Teatro Eurasiano in collaborazione con l’Università di Bologna. Nel 2002 dà vita al Centre for Theatre Laboratory Studies in collaborazione con l'Università di Aarhus. Barba ha pubblicato 25 libri, numerosi saggi e articoli tradotti in una trentina di lingue. È nel comitato editoriale di alcune riviste internazionali, tra cui "TDR - The Drama Review", "Performance Research", "New Theatre Quarterly" e "Teatro e Storia". Ha fondato due case editrici, Odin Teatrets Forlag (1967) e Icarus Publishing Enterprise (2009) in collaborazione con il Grotowski Institute (Polonia) e TARF, Theatre Arts Researching the Foundation (Malta). È promotore e redattore di due riviste: “Teatrets Teori og Teknikk” (1967) e “Journal of Theatre Anthropology” (2021). Ha ricevuto numerosi premi internazionali. La sua ricerca artistica nel campo dell'antropologia teatrale è stata riconosciuta con lauree e dottorati onorari dalle università di Aarhus, Ayacucho, Bologna, Havana, Varsavia, Plymouth, Hong Kong, Buenos Aires, Tallinn, Cluj-Napoca, Edinburgo, Shanghai e Peloponneso. Gli sono stati concessi la "Reconnaissance de Mérite Scientifique" dell'Università di Montreal, il Premio Sonning dell'Università di Copenaghen, Il Premio Internazionale Luigi Pirandello, il Premio Thalia dell'International Association of Theatre Critics (IATC), l’onorificenza Gloria Artis della Polonia e la medaglia della città di Atene. È Cavaliere dell'Ordine della Stella della Solidarietà Italiana e Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. La Danimarca gli ha elargito i più alti riconoscimenti: il Premio dell'Accademia Danese nel 1976 e nel 2000 la Croce di Cavaliere della Regina di Danimarca. Nel 2013 l'associazione dei registi danesi gli ha assegnato il premio alla carriera e lo Stato danese un vitalizio per meriti artistici verso la nazione. Nel 2020, insieme all’attrice Julia Varley, istituisce la Fondazione Barba Varley, con lo scopo di sostenere artisti e artiste che lavorano in situazioni di svantaggio a causa delle loro opinioni politiche o per motivi razziali, di genere e di appartenenza sociale.

Lorenzo Gleijeses. Nato nel 1980 a Napoli, debutta in teatro nel 1991 con il padre Geppy e con Regina Bianchi. Dal 2000 al 2004 incontra diversi tipi di pedagogie teatrali, lavorando con numerosi maestri internazionali come Lindsay Kemp, Eimuntas Nekrosius, Yoshi Oida, Odin Teatret, il Workcenter di Jerzy Grotowski, Augusto Omolù, Michele Di Stefano/mk. Dal 2001 è allievo di Julia Varley dell'Odin Teatret, insieme creano lo spettacolo Il figlio di Gertrude per il quale riceve il Premio Ubu 2006 come Nuovo Attore, ed è candidato agli Oscar Olimpici del Teatro-Premi E.T.I. come migliore attore emergente. Lorenzo ha lavorato, tra gli altri, con Alfredo Arias, Eugenio Barba, Fanny & Alexander, Nikolaj Karpov, Andrej Konchalovskj, Cesare Lievi, Mario Martone, Emiliano Bronzino, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Luigi Squarzina, Rafael Spregelburd, Julia Varley , Michele Di Stefano... In cinema, invece, ha lavorato con Matteo Rovere, Michele Placido, Kim Rossi Stuart, Alessandro Borghi, Marco Tullio Giordana, di nuovo Martone....I suoi spettacoli hanno ricevuto ospitalità in alcuni degli spazi teatrali e dei festival più rappresentativi della scena nazionale. Il suo lavoro è stato presentato fuori dai confini nazionali in Francia, Svizzera, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Argentina....Ha diretto workshop e laboratori in diverse Università e centri teatrali come i DAMS di Bologna e Torino, il Teatro di Roma, il Mercadante Teatro Stabile di Napoli, il Teatro Stabile di Calabria, il progetto Punta Corsara a Napoli, la Scuola del Teatro Nazionale di Napoli/Mercadante. Dal 2009 al 2011 è stato ideatore e direttore artistico di Quirino Revolution MAD, festival internazionale che ha aperto lo storico teatro romano alla sperimentazione teatrale e all'indagine dei nuovi linguaggi nelle arti performative. Nelle sue performance ha diretto, tra gli altri, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Kinkaleri, Ivo Dimchev, Marco Manchisi, Enzo Cosimi, Marilù Prati e Renato Nicolini, Biagio Caravano/mk, Sigourney Weaver, Gianfranco Berardi, Vidal Bini, Stella Zannou, Maya Lipsker, Roy Carroll, Pietro Babina, Carol Allaire, Zapruder Filmmakersgroup...

Julia Varley. Nata a Londra nel 1954, dal 1976 è l’attrice icona dell’Odin Teatret. Oltre a recitare, è attiva nel campo della direzione, dell’insegnamento, dell’organizzazione e della scrittura. Con l’Odin ha insegnato in scuole e università di tutto il mondo sintetizzando la propria esperienza in quattro dimostrazioni di lavoro, L’eco del silenzio, Il fratello morto, Testo Azione Relazioni e Il tappeto volante. Dal 1990 collabora alla concezione e organizzazione dell’ISTA (International School of Theatre Anthropology) e dell’ Università del Teatro Eurasiano, entrambe dirette da Eugenio Barba. Nel 1986 ha creato The Magdalena Project, un network di donne del teatro contemporaneo. Dirige il Transit Theatre Festival a Holstebro, ed è redattrice di The Open Page, un giornale dedicato al lavoro delle donne in teatro. In connessione con le produzioni interculturali dell’Odin Teatret e del Festuge di Holstebro, intrattiene una duratura collaborazione pedagogica con gruppi di giovani attori, sia in Danimarca sia all’estero. È stata assistente alla regia per i film Anabasis e On the Two Banks of the River, e per la produzione del film Come! And the Day Will Be Ours. Ha scritto due libri: Vento dell’Ovest – Romanzo di un personaggio teatrale (Odin Teatret Forlag, Denmark) e Pietre d’Acqua. Taccuino di un’attrice dell’Odin Teatret (Ubulibri, Milano; Escenologia, Mexico; Alarcos, Cuba; San Marcos-Yuyachkani, Perù; Entretemps, France; Routledge, UK). Suoi articoli e saggi sono stati pubblicati su Mime Journal, New Theatre Quarterly, Teatro e Storia, Conjunto, Lapis, The Open Page, Performance Research, Teatro XXI e Máscara.

Mirto Baliani. Nato a Roma nel 1977, è musicista, compositore, sound designer, illustratore e dj. Figlio d’arte, trascorre l’infanzia tra teatri e festival recitando in diversi spettacoli. Dopo l’Istituto d’Arte inizia a occuparsi di grafica e illustrazione mettendo a punto una personale tecnica mista con la quale realizza anche proiezioni sceniche per alcune produzioni teatrali. Dal 1997 a oggi ha scritto musiche e creato universi sonori per oltre quaranta produzioni che vanno dal teatro alla danza, da programmi radiofonici a documentari e cortometraggi fino a sonorizzazioni per mostre e performance. Sue composizioni sono state eseguite all’Auditorium Parco della Musica di Roma, al Toneelhuis di Anversa, al MBZ Music Biennale Zagreb, nei teatri di Sarajevo, Bruxelles, Belgrado, Berlino, Nairobi, Lisbona e nei principali italiani. Nel 2011 dà vita a una personale ricerca teatrale sulla natura del suono e il suo rapporto con la materia. La prima tappa di questo percorso è Fuocofatuo, un concerto per oggetti e piastre da cucina su partitura di calore. Con China vs Tibet continua questa ricerca con la costruzione di una nuova drammaturgia musicale.

Manolo Muoio. Classe 1971, è stato aiuto regia dell’attrice e regista inglese Julia Varley, del regista e drammaturgo argentino Rafael Spregelburd e del maestro dell’Odin Teatret Eugenio Barba. Del 2016 i suoi due lavori, Malerba. Appunti per una coltura psichedelica e Rock Oedipus che, nel maggio 2017, debutta nella quinta edizione di In Scena NY, il festival di teatro italiano dei cinque distretti di New York City. A Dicembre 2019, nel festival Miti Contemporanei (RC), debutta il suo nuovo lavoro VER SACRUM. La crociata dei bambini di cui è unico interprete, regista e autore delle scene.
Nel 2021 è stato impegnato nella tournée di Anelante, al fianco dei Leoni d’oro alla carriera 2018, Rezza Mastrella e con la sua conferenza spettacolo #theintimatefiles.
Il 15 Luglio 2021 ha debuttato al festival Fog Triennale Milano Performing Arts, al fianco di Lorenzo Gleijeses, nella performance Corcovado, di Luigi De Angelis (Fanny & Alexander) e Michele Di Stefano (mk).