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Socìetas, Il regno profondo. Perché sei qui? (ph. Nicolò Gialain)
C. Guidi, C. Castellucci / Socìetas

Il regno profondo. Perché sei qui?

8 ottobre 2022, ore 20.30

Potenza, teatro Don Bosco

8 euro / ridotto 6 euro [acquista online]

Lettura drammatica

Scritto da Claudia Castellucci. Regia vocale Chiara Guidi. Interpretato da Claudia Castellucci e Chiara Guidi. Musiche Scott Gibbons, Giuseppe Ielasi. Tecnica Francesca Di Serio, Eugenio Resta, Andrea Scardovi. Organizzazione Elena de Pascale. Produzione Societas.

societas.es

“Perché sei qui?” è la prima di molte domande che due ‘luogotenenti’ arroccate su un podio si scambiano. Sono domande elementari, di discorsi ancora più poveri, ma se vi si badasse, come è qui il caso, si aprirebbero crepacci sulla superficie sicura della loro quotidianità. L’abitudine delle cose quotidiane entra all’improvviso nel turbine del dubbio radicale, e la logica stringente cui le due figure si sottopongono è captata da un’ironia che pretende onestà.
Le due figure sono ‘luogotenenti’ perché presidiano un luogo su cui sono arroccate, simbolo di fermezza circa il compito di difendere la logica del loro ragionare. L’unico motore, su cui tutto ruota, è la generazione continua di domande insaziate da provvisorie risposte, comprese quelle fornite dalla religione, che pure è la scienza del definitivo. Il carattere scettico e vedovile del dialogo rifluisce in un mare comico che lascia perplessi.
La forma di teatro scelta per questo spettacolo recupera il dialogo didascalico classico, per la rappresentazione di un mondo privo di peso, dove ‘non succede niente’, come si suol dire. La metrica delle frasi serve a conferire velocità crescente alle domande, e la ricerca idiomatica para-dialettale inventata da Chiara Guidi fa abitare in ambienti domestici e ‘bassi’ la loro risonanza. Le asprezze vernacolari tingono di sangue le vette glaciali di un ragionamento sofisticato che ridiventa primitivo e sfacciato.
Perché sei qui? è la terza parte del ciclo Il regno profondo di Claudia Castellucci, dopo La vita delle vite e Dialogo degli schiavi.


societas il regno profondo v


Fondatrice – con Romeo e Claudia Castellucci, e con Paolo Guidi – della Socìetas Raffaello Sanzio, oggi Societas, Chiara Guidi sviluppa una personale ricerca sulla voce come chiave drammaturgica nel dischiudere suono e senso di un testo collaborando con musicisti quali Scott Gibbons, Michele Rabbia, Daniele Roccato, Francesco Guerri, Giuseppe Ielasi. Tale ricerca elabora la propria tecnica sia in produzioni per un pubblico adulto, sia in una specifica concezione di teatro d’arte infantile, che vanta spettacoli storici quali Buchettino, da Charles Perrault. Tra le opere più recenti: Edipo re di Sofocle. Esercizio di memoria per 4 voci femminili e Il regno profondo. Perché sei qui?, lettura drammatica che la vede in scena con Claudia Castellucci, autrice del testo; oltre a La terra dei lombrichi. Una tragedia per bambini (da Alcesti di Euripide), Fiabe giapponesi Edipo. Una fiaba di magia (quest’ultimo diretto con Vito Matera). Ideatrice degli osservatòri Màntica e Puerilia al Teatro Comandini di Cesena, è inoltre autrice dei volumi: Buchettino, con i disegni di Simone Massi, Orecchio Acerbo (2014), La voce in una foresta di immagini invisibili (Nottetempo, 2017) e, con Lucia Amara, Teatro infantile. L’arte scenica davanti agli occhi di un bambino (Luca Sossella editore, 2019). A Chiara Guidi sono andati, tra gli altri, un Premio Ubu Speciale nel 2013, il Premio Lo straniero nel 2016, l’Eolo Award Riconoscenza 2020 e il Premio Ivo Chiesa – La scuola 2021.

Drammaturga, coreografa e didatta, Claudia Castellucci nasce a Cesena nel 1958. Durante gli anni della sua formazione scolastica a indirizzo artistico (Liceo Artistico, Sezione Architettonica e Accademia di Belle Arti a Bologna Sezione di Pittura), fonda con il fratello Romeo, Chiara Guidi e Paolo Guidi la Societas Raffaello Sanzio, una compagnia di teatro attiva dal 1981 al 2006, anno in cui si trasforma in Societas, dando luogo a sviluppi distinti per ognuno degli artisti fondatori. Da allora ha continuato a produrre arte, tra cui la mostra I passanti, un’esposizione di ritagli di giornale con l’applicazione di giudizi morali e La Celebrazione dei gesti istoriali, un’azione imitativa su una sequenza di propri disegni. Dopo aver scritto i dialoghi Santa Sofia-Teatro Khmer, manifesto di un teatro iconoclasta messo in scena dalla Socìetas nel 1986, Claudia Castellucci incomincia una propria ricerca metrica e melodica che trasmette e approfondisce nella Scuola teatrica della discesa, un insieme di giovani che si incontra regolarmente per cinque anni unendo alla ginnastica una pratica filosofica (1989-1993). Negli anni successivi lo studio si allarga al movimento ritmico. Sue sono le principali sequenze motorie in Giulio Cesare, 1997, di cui cura pure la oratoria gestuale classica, così come in Genesi. From the museum of sleep, 1999. Dal 1993 al 1999 riprende altri cicli triennali di libera scuola, sempre improntati sulla ginnastica e sulla filosofia e poi, nel 2003, incomincia un’altra scuola più specificamente rivolta al movimento ritmico: la Stoa, con sede a Cesena, presso il Teatro Comandini, sede della Compagnia. Anche la Stoa è scandita da incontri regolari lungo tutte le stagioni e dura cinque anni, nei quali si realizzano i Balli, danze improntate a un’interpretazione del movimento che considerano il tempo come dimensione principale. È allora che Claudia Castellucci intraprende studi particolari sul movimento ritmico circolare, in rapporto alla musica, avvicinandosi alle esperienze folkloriche più arcaiche. Un viaggio di studio al Tànchàztalalkozo di Budapest nel 2004 le fa scoprire i campi di ballo nella regione moldava della Romania, che frequenta in estate per due anni. È a partire dallo stesso interesse per il ritmo che incomincia lo studio del canto gregoriano con il prof. Nino Albarosa, già ordinario di paleografia e semiologia gregoriana all’Università degli Studi di Udine. L’estetica gregoriana segue un principio non mensurale del ritmo, indifferente alla quantità, che Claudia Castellucci esperimenta nei Balli. Nel 2009 Claudia Castellucci fonda Mòra (il cui nome sta a indicare la pausa più piccola, utile a distinguere due suoni), una compagnia di ballo che realizza Homo Turbae su musiche per organo di Olivier Messiaen. Questa esperienza apre a una lunga parentesi di ritiro dalle scene e di approfondimento di una danza che consideri l’integrità del ritmo nelle sue componenti del battere e del levare, grazie all’impulso proveniente dalla concezione di ‘ritmo melodico’ di Olivier Messiaen. Ha così origine la Scuola Mòra, (2015-2019), per giungere nuovamente a costituirsi in Compagnia, nel 2019, con cui realizza il ballo Verso la specie, danza che prende a modello la metrica della poesia greca arcaica, la meta-danza All’inizio della città di Roma, sulle prime transazioni sociali di un’umanità alle prese con la vita di massa, e la danza Il trattamento delle onde, basata sul suono delle campane. Nel 2011 conduce l’École du rythme nella città di Bordeaux, in occasione della Biennale di Arte Urbana. Nel 2012 comincia a comporre Il Regno profondo, un dramma diviso in tre parti: il monologo La vita delle vite, la ballata Dialogo degli schiavi, con gli arrangiamenti musicali di Scott Gibbons (2013) e il dialogo Perché sei qui? (2017). Nel 2014 fonda la Scuola Cònia, un corso estivo di Tecnica della Rappresentazione che si sviluppa in tre anni, rivolta a studenti che vogliono realizzare le loro idee in un contesto critico, alimentato da diversi docenti esterni, specialisti di discipline estetiche. Dal 2015 prosegue la sua idea di una scuola concepita come opera d’arte, attraverso “Esercitazioni Ritmiche” e “Frammenti Scolastici” che hanno luogo in Italia e all’Estero. Scrive i dialoghi di alcune opere di Romeo Castellucci (Metope del Partenone, Go down Moses, Democracy in America, The Minister’s Black Veil e La vita nuova). Scrive diversi testi di drammaturgia, di arte scolastica e di coreografia. Tra questi: Uovo di bocca (Bollati Boringhieri 2000), Setta Scuola di tecnica drammatica (Quodlibet 2015), e Bollettini della Danza (Edizioni Sete 2019).