In tutti gli immaginari mitologici, fiabeschi o fantascientifici, i mostri sono l’incontro «sovrannaturale» o «contronatura» tra l’umano e il selvatico e sono perciò controversi, paradossali, irriducibili all’unità, alla coerenza, alla semplificazione. Creature divinatorie, i mostri sono fatti di futuro, sono avvertimenti. Anomalie non prevedibili né uniformabili, appaiono perciò disfunzionali. Eppure sono potentissimi, capaci di scardinare l’assuefazione analgesica alla nostalgia e l’ossessione prestazionale per l’efficienza.
Il paesaggio è un mostro quando sa infrangere le partizioni e le tassonomie del controllo, superare l’alterità tra urbano e naturale, sovvertire l’isomorfismo dell’habitat umano, sospenderne le sedazioni etiche ed estetiche e turbare con visioni laicamente prodigiose, oltre le religioni dell’ecologia, del «verde» e della naturazione consensuale.
Annalisa Metta, architetto, dottore di ricerca in Progettazione del Paesaggio e del Giardino, è professore associato di Architettura del Paesaggio all'Università Roma Tre. Nel 2016 è stata Italian Fellow in Architecture/Landscape Architecture presso l'American Academy in Rome, dove attualmente ricopre il ruolo di advisor. Ha tenuto lezioni in numerose università e istituzioni culturali, tra cui la School of Design della Penn University di Philadelphia, la University of Southern California di Los Angeles, l’École Nationale Supérieure de Paysage de Versailles
/Marsiglia, l'Accademia Nazionale di San Luca a Roma, la Parson School of Design di New York. Tra i suoi libri: Il paesaggio è un mostro. Città selvatiche e nature ibride (2022); La città selvatica. Paesaggi urbani contemporanei (2020); Verso Sud. Quando Roma sarà andata a Tunisi (2018); Anna e Lawrence Halprin. Paesaggi e coreografie del quotidiano (2015). Nel 2007 ha fondato lo studio di progettazione Osa architettura e paesaggio con sede a Roma. Tra i suoi lavori, Bosco Italia alla 13a Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.